Il presidente del Sindacato Medici Italiani del Veneto, Alberto Pozzi, ha definito un risultato apprezzabile l’accordo in merito alle linee d’indirizzo del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro per i medici
Venezia. «L’accordo tra Regione Veneto e sindacati della dirigenza medica sul documento delle linee generali di indirizzo agli enti o aziende per il confronto e la contrattazione integrativa aziendale previste dall’art 7 del CCNL 2019-2021 è stata raggiunto in tempi contenuti grazie all’impegno congiunto di entrambe le parti. Sono stati affrontati e condivisi contenuti innovativi sugli aspetti economici integrativi, previsti da norme di legge extra-contrattuali di riparto alle regioni, e contenuti relativi alla gestione dei sistemi premiali, all’attribuzione e alla valutazione degli incarichi dirigenziali, alla valorizzazione dell’impegno formativo».
Così Alberto Pozzi, Presidente Regionale del Sindacato Medici Italiani e Vice Presidente Regionale Federazione Veterinari Medici e Dirigenti Sanitari Veneto che continua: «Il risultato raggiunto è importante visto che la regione Veneto è la prima regione ad avere siglato l’accordo e testimonia un rinnovato impegno di collaborazione tra la parte pubblica e le organizzazioni sindacali che, per parte loro, hanno condotto la trattativa in modo compatto, anche se con contributi diversificati».
«Va comunque evidenziato che le migliorie economiche, dedicate in particolare all’emergenza-urgenza, sono modeste e non possono rappresentare uno strumento di garanzia per perseguire gli obiettivi di fidelizzare i professionisti al Servizio Sanitario Regionale (SSR) pubblico, arrestare la fuga dei medici dagli ospedali e reclutare nuove risorse attraverso i concorsi pubblici che sempre più spesso sono disertati».
«I problemi da affrontare e risolvere riguardano particolarmente il clima organizzativo nelle aziende sanitarie e l’insostenibilità degli obiettivi prestazionali che vengono richiesti in una situazione ormai strutturale di precarietà e carenza di personale. Non è più accettabile il clima “da caserma” che caratterizza i contesti lavorativi ospedalieri e non solo» continua Pozzi.
«Non è più accettabile lo stile direzionale verticistico, non partecipativo, che esclude i professionisti dai processi decisionali organizzativi, causando spesso isolamento e burnout. Non è più accettabile l’inconciliabilità che si è venuta a creare tra i tempi di lavoro e i tempi di vita».
«Se veramente si vuole ancora rendere appetibile il servizio sanitario pubblico ai professionisti medici e di tutte le professioni sanitarie è necessario un impegno congiunto di parte pubblica e sindacale finalizzato alla risoluzione di queste criticità. Senza una governance che restituisca ai medici protagonismo e dignità professionali non sarà possibile salvaguardare il SSR e nazionale dalla deriva privatistica» conclude Pozzi.