Il Presidente di Confapi, Cristian Camisa, accende un faro sulla difficoltà delle aziende italiane che faticano ad essere competitive sui mercati europei a causa degli enormi costi di energia
Negli ultimi anni le aziende italiane hanno una voce di spesa che è diventata un vero e proprio pallino fisso: l’energia. Il mondo industriale, e non solo, ha dedicato grande attenzione al tema considerando che i costi di energia sarebbero uno dei principali ostacoli allo sviluppo del tessuto produttivo italiano.
«Le aziende italiane faticano ad essere competitive sui mercati europei a causa di costi altamente differenti: +70% rispetto alla Francia, +45% rispetto alla Germania e +35% rispetto alla Spagna. A fronte di ciò le aziende energetiche, delle quali lo Stato ha quote societarie importanti, fanno utili da capogiro che, per la parte non collocata sul mercato, ritornano nelle casse dello Stato. Se ciò non bastasse, i proventi molto spesso sono investiti all’estero e non in Italia. Insomma un circolo vizioso» dice il Presidente di Confapi, Cristian Camisa.
Per consentire alle aziende di continuare a produrre in Italia sarebbe opportuno, per Confapi, un cambiamento radicale nel calcolo del costo energetico, in questo modo si consentirebbe allo Stato Italiano di incassare gli utili generati.
Nei prossimi giorni il Governo lancerà il Piano strutturale di bilancio di medio termine che è un documento importantissimo per i conti pubblici da cui dipenderanno le future scelte economiche e finanziarie dell’Italia ed è per questo motivo che Confapi chiede parallelamente un piano pluriennale sull’energia che è la vera priorità del mondo industriale italiano.
« Non è altresì procrastinabile una politica industriale che miri all’autosufficienza – continua il Presidente di Confapi – Il nucleare non deve essere più uno spauracchio. Si crei un piano pluriennale che coinvolga le principali associazioni datoriali. È ora che tutti si assumano le proprie responsabilità. È un dovere nei confronti dei milioni di aziende che i corpi intermedi rappresentano».
«Se non ci sarà un’immediata inversione di tendenza il rischio vero è che anche le PMI industriali che Confapi rappresenta dal 1947 saranno costrette a delocalizzare ed andare a produrre all’estero – conclude Camisa – È una decisione non più procrastinabile. Dobbiamo scegliere se continuare ad essere la seconda potenza manifatturiera europea o rassegnarci alla deindustrializzazione».
18 Settembre 2024