Secondo Anfia la decurtazione rende insufficienti le risorse per il sostegno alla riconversione della filiera dell’automotive
Roma. «Con la decurtazione al fondo automotive si vanifica l’impegno a definire un piano di politica industriale che agevoli la competitività delle aziende». Questo il pensiero di Anfia, Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, che dal 1912, oltre 100 anni, ha l’obiettivo di rappresentare gli interessi delle aziende associate nei confronti delle istituzioni pubbliche e private, nazionali e internazionali.
C’è sconcerto pe la decisione del Governo di decurtare oltre 4,6 miliardi di euro dal “fondo automotive” che è destinato a sostenere la riconversione della filiera che conta oltre 270 mila addetti ed ha un fatturato di oltre 100 miliardi di euro.
In una nota dell’Anfia si sottolinea che le aziende italiane sono già in una conclamata crisi industriale che, unitamente al calo dei volumi di mercato a livello europeo, mette a rischio la sopravvivenza di un’eccellenza italiana.
«Un fulmine a ciel sereno – scrive Anfia – così si contraddice l’importante attività che il Governo sta svolgendo in Europa a favore del settore. Auspichiamo una forte riduzione del taglio nell’iter di approvazione della manovra in Parlamento altrimenti si aprirebbe una profonda frattura nella fin qui ottima collaborazione tra la filiera ed il Governo».
La filiera produttiva automotive in Italia 5.439 imprese 272.000 addetti (diretti e indiretti), il 7,3% degli occupati del settore manifatturiero italiano 100,6 miliardi di Euro di fatturato, pari all’11,5% del fatturato della manifattura in Italia e al 5,6% del PIL italiano 71 miliardi di Euro di prelievo fiscale sulla motorizzazione.