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Il gettito per la tassa sugli extra profitti a carico delle banche, secondo le stime del Centro studi di Unimpresa, è sostanzialmente identico a quello calcolato con la precedente versione del provvedimento fiscale

Gettito invariato per la tassa sugli extra profitti a carico delle banche. Ammonta, infatti, a 3 miliardi e 248 milioni di euro la somma massima che lo Stato potrebbe teoricamente incassare dopo le modifiche alla imposta straordinaria introdotte con l’emendamento del governo al decreto “asset” (atto senato 854). Tale importo, secondo le stime del Centro studi di Unimpresa, è sostanzialmente identico a quello calcolato con la precedente versione del provvedimento fiscale: solo 40 milioni in meno. Nel primo caso, il tetto massimo era fissato nella misura dello 0,1% degli attivi totali dell’intero settore bancario italiano, pari a 3.287 miliardi.

L’emendamento all’articolo 26 del decreto legge 104, invece, considera, come limite, lo 0,26% dell’esposizione al rischio su base individuale: si tratta degli attivi ponderati al rischio ovvero Rwa (risk weighted asset). Per quantificare questa voce, la relazione tecnica all’emendamento fa riferimento a una stima calcolata prendendo in considerazione il capitale primario di classe 1 (Cet1) e il relativo coefficiente. Il governo stima che l’attivo ponderato sia circa il 38% dell’attivo complessivo ovvero un importo pari a 1.249 miliardi.

Se con il “vecchio” parametro il tetto massimo risultava pari a 3 miliardi e 288 milioni (lo 0,1% di 3.287 miliardi), con l’emendamento si passa a 3 miliardi e 248 milioni (lo 0,26% di 1.249 miliardi) con una differenza di appena 40 milioni. 

Si tratta in ogni caso di stime virtuali, non fondate su previsioni attendibili non a caso lo stesso governo non fa alcuna previsione ufficiale per quanto riguarda il gettito. Ciò perché da un lato il prelievo andrà calcolato sulla differenza, in ragione di almeno il 10%, tra il margine d’interesse del 2021 e il 2023, esercizio che è ancora in corso; dall’altro perché l’introduzione di una opzione per le banche, ovvero la possibilità di versare una somma pari a 2,5 volte la tassa al rafforzamento patrimoniale, rende potenzialmente pari a zero il gettito qualora tutti gli istituti di credito preferissero evitare il pagamento della nuova tassa.

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