Le imprese dell’industria orafa italiana rimangono eccellenza e detengono il primato nelle certificazioni
L’industry orafa italiana continua a mantenersi al vertice delle classifiche mondiali ed è tra i settori italiani più export oriented. Questo avviene nonostante condizioni di accesso ai mercati sempre più complicate da dazi e barriere non tariffarie e la forte concorrenza dei principali competitor quali India e Cina.
Tra gli strumenti che stanno alimentando le positive performance del gioiello made in Italy un ruolo di primo piano viene sicuramente svolto dalle certificazioni di processo e di prodotto che sono oramai una condicio sine qua non per rimanere sui mercati non solo per i top brand ma anche per le eccellenze manifatturiere meno note.
Rispetto ad altri comparti manifatturieri, quello orafo può oltretutto già utilizzare delle utili leve in questo campo, alcune obbligatorie, come il regolamento UE sulla Due Diligence per l’oro “conflict free” o il Kimberley Process Certification Scheme per i diamanti anch’essi “conflict free” e altre volontarie, come i disciplinari messi a punto dal Responsible Jewellery Council (RJC), un’organizzazione internazionale no-profit che associa oltre 1.800 imprese del settore. Confindustria FEDERORAFI lancia a tale proposito un corso di formazione per supportare le imprese, soprattutto PMI/artigiani, nel percorso di certificazione RJC.
Per Maria Cristina Squarcialupi Vice Presidente nazionale di Confindustria Federorafi con delega alla sostenibilità, “anche nei prodotti del lusso/lusso accessibile, come vengono considerati quelli orafi/gioiellieri, il consumatore finale non dà più per scontato che i materiali utilizzati e le modalità di produzione siano conformi ai principi basilari della sostenibilità, occorre dimostrarglielo. Le stesse richieste di garanzie sono ormai diffusissime tra i buyer, i retailers internazionali e tra i top brand nei confronti di potenziali terzisti. In questa direzione gli standard del Responsible Jewellery Council rappresentano un importante aiuto, anche per le imprese meno strutturate, perché sono “personalizzati” sulle caratteristiche del settore pur partendo dai principi generali ONU in materia di sostenibilità sociale, ambientale ed economica”.
“Allo stesso tempo, non tutte le imprese sono in grado di comprenderli ed implementarli e per questa ragione, come Confindustria FEDERORAFI, in collaborazione con le territoriali dei principali distretti orafi, abbiamo nesso a punto un programma formativo ad hoc, molto accessibile, per permettere agli imprenditori di velocizzare il percorso verso le certificazioni RJC. E’ anche una risposta alle richieste che ci sono giunte nel corso dei nostri Work Talk con gli imprenditori che abbiamo organizzato nel 2023 presso i distretti di Arezzo, Campania, Valenza e Vicenza” continua Squarcialupi. “
“Sono altresì certa che per le regole UE alle porte in materia di due diligence di filiera, di CSRD, di green claims… le certificazioni saranno un vantaggio competitivo irrinunciabile per garantire la crescita delle nostre imprese e dei nostri collaboratori con l’ulteriore effetto, dal punto di vista macroeconomico, di intercettare meglio lo spostamento in atto dalla globalizzazione alla regionalizzazione delle relazioni commerciali mondiali, con ricadute non trascurabili per strutture produttive come quella italiana” conclude la Vice Presidente nazionale di Confindustria Federorafi.