Oggi la protesta degli agricoltori di Acerra che hanno deciso di radunarsi per gridare alle istituzioni le difficoltà che sono costretti a fronteggiare da anni
Aumenti, inflazione, concorrenza sleale e difficoltà a reperire manodopera. Questi i problemi che stanno mettendo in ginocchio uno dei settori più importanti per l’Italia: l’agricoltura.
I coltivatori diretti stanno protestando in tutta Europa stanchi delle condizioni in cui sono costretti a lavorare, anche ad Acerra vi è un folto presidio di agricoltori che sono scesi in strada con i loro trattori.
«Il problema principale sono gli rincari, gasolio, fitofarmaci e semi che sono aumentati del 40%. L’acquisto dei semi influisce in modo determinante sul fatturato di un’azienda, una situazione insostenibile». Questo dicono i produttori di noci, pomodori, insalata, patate. Tutti ad Acerra con i loro trattori per gridare al Governo le difficoltà a cui da anni vanno incontro.
Concorrenza sleale, rincari dal momento della pandemia.
«Nonostante la produzione pataticola italiana sia un’eccellenza si assiste all’importazione di prodotti provenienti da Unione Europea ed Extra UE – dice Pietro – Sul prezzo ci sono differenze abissali tra i prodotti italiani e quelli importati dovuti però agli standard di qualità dei nostri prodotti che sono straordinariamente controllati e sicuri per la salute dei consumatori».
«La manodopera qualificata manca, è difficilissimo trovare una persona che sappia guidare un mezzo agricolo o un operaio che voglia raccogliere le patate – continua Gennaro – Non riusciamo a capire perché tutto aumenta tranne il nostro prodotto che dovrebbe essere valorizzato dalle grandi aziende della filiera – afferma Francesco che produce noci – giustamente aumenta il costo del lavoro a causa dell’inflazione, vogliamo capire che è aumentato il costo dei fitofarmaci o dei semi ma come è possibile che il nostro prodotto non subisce aumenti anche se poi il prezzo al consumatore finale è comunque lievitato?».
La verità è che i coltivatori diretti hanno un approccio alla vita diverso, ed è forse proprio questo loro modo di vivere ed amare la terra che gli consente di non abbandonare la battaglia che stanno conducendo.
«La nostra è’ una generazione di coltivatori che sta resistendo perché siamo persone umili, che non hanno vizi, che si sono sempre nutriti dall’orto di casa. Gente che non va a mangiare la pizza tre volte a settimana e che non frequenta ristoranti stellati. Per questo oggi siamo ancora qui e riusciamo a restare aperti, perché diciamo molti no alle nostre famiglie. Ma anche noi abbiamo diritto ad una vita dignitosa» continuano i coltivatori diretti.
«Siamo agli sgoccioli, molti agricoltori già hanno chiuso e noi siamo qui proprio per non fallire – continuano gli agricoltori – oggi i giovani non vogliono fare questo lavoro perché troppo sacrificato, e non c’è neanche l’illusione di un’aspettativa migliore».
«Le noci sono importate da tutto il mondo – conclude Francesco – ed è un prodotto che ha vita corta perché ormai arrivano noci da paesi dove usano prodotti non consentiti nell’Unione Europea. Con i prodotti che utilizziamo in Italia non possiamo competere, deve essere valorizzato il prodotto italiano, e la sua qualità, rispetto a quello che arriva da un altro continente».
Acerra, protestano gli agricoltori: “Siamo agli sgoccioli, qui per non fallire”
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