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Fiat Panda debutta su un altro mercato europeo. La première della vettura è accompagnata da un’offerta promozionale volta a invogliare i clienti a recarsi presso le concessionarie del marchio italiano. Il prezzo di lancio del modello parte da 454.900 corone pari a circa 18.000 euro. Il modello più economico è la versione Pop, alimentata da un sistema mild-hybrid composto da un motore turbo a tre cilindri da 1,2 litri con 110 CV, una batteria agli ioni di litio da 48 volt e un cambio elettrificato eDCT a sei velocità. (05/04/2025)
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<p>Mentre l’amministrazione Trump annuncia l’inasprimento dei dazi fino al 25% sulle auto importate negli Stati Uniti, Stellantis reagisce con misure immediate: circa 900 dipendenti di cinque stabilimenti americani verranno temporaneamente sospesi dal lavoro. La decisione, che riguarda principalmente fabbriche specializzate nella produzione di motori e componenti stampati, arriva in un momento già critico per il settore, stretto tra la transizione elettrica e un mercato in stagnazione.</p><p>Non è la prima volta che il gruppo automobilistico, nato dalla fusione tra Fca e Psa, ricorre a riduzioni del personale: già nel 2016, sotto la gestione Fiat Chrysler, erano state attuate politiche simili, con circa 14.000 esuberi nell’arco di un decennio. Ma questa volta, a pesare, è soprattutto la stretta protezionistica voluta da Trump, che dal 3 maggio colpirà anche singoli componenti come cambi e propulsori.</p><p>Le ripercussioni non si limitano agli Stati Uniti. Stellantis ha infatti annunciato lo stop temporaneo della produzione negli stabilimenti di Windsor, in Canada, e Toluca, in Messico, due siti strategici per l’export verso il mercato americano. "Momento difficile, servono resilienza e disciplina", ha scritto il manager Antonio Filosa in un messaggio interno, sottolineando la necessità di adattarsi a uno scenario sempre più complesso.</p><p>Sebbene le uscite incentiviate in Italia – dove il gruppo ha avviato un nuovo piano di esuberi – non siano direttamente legate ai dazi, l’effetto domino è evidente. La misura di Trump, unita alle difficoltà strutturali del comparto, rischia di accelerare un ridimensionamento che, per molti addetti, potrebbe non essere più solo temporaneo.</p> (05/04/2025)
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Introduzione
La questione dazi spaventa i mercati: ogni categoria di investimento, infatti, è stata colpita dalla crisi innescata dalle tariffe di Donald Trump. Gli investitori si chiedono dunque quali siano le strategie da attuare per cercare di proteggere il più possibile i propri risparmi. Vediamo cosa consigliano gli esperti. (05/04/2025)
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<p>Mentre i dazi statunitensi minacciano le esportazioni europee, Lavazza ha già una strategia chiara: spostare la produzione oltreoceano per servire direttamente il mercato americano, evitando così gli ostacoli doganali. Una mossa che, se da un lato conferma la flessibilità di un colosso da 3,35 miliardi di fatturato (+9,1% nel 2024), dall’altro solleva interrogativi sulle conseguenze per il tessuto produttivo italiano. L’annuncio arriva in un momento in cui il settore è sotto i riflettori, dopo le dichiarazioni di Andrea Illy, che aveva legato l’aumento del prezzo del caffè a una ridistribuzione equa lungo la filiera, senza però affrontare il ruolo storico delle grandi aziende nell’attuale squilibrio.</p><p>Ma la novità più disruptive del gruppo torinese si chiama <strong>Tablì</strong>, un sistema che elimina del tutto le capsule, sostituendole con "tab" composte al 100% da caffè e una macchina dedicata. Un progetto nato dall’acquisizione della startup Caffemotive nel 2020, evoluto in 15 brevetti e presentato in anteprima alla Milano Design Week 2025 con un’installazione firmata dall’architetta Juliana Lima Vasconcellos. "Source of Pleasure" non è solo un’operazione di marketing, ma il simbolo di una svolta che Lavazza definisce "epocale" per il settore, in linea con i suoi 130 anni di storia.</p><p>I numeri intanto confermano la solidità dell’azienda: 82 milioni di utile netto (+20,6%) e una crescita trasversale sia nel canale domestico (cialde, capsule, macinato) sia in quello fuori casa (bar, hotel, uffici). Tablì potrebbe ora aprire un nuovo fronte, puntando su sostenibilità e innovazione. Resta da vedere se il mercato, abituato alle comodità delle capsule, sarà pronto ad abbracciare il cambiamento. Intanto, Lavazza dimostra ancora una volta di saper giocare d’anticipo, tra globalizzazione e ricerca.</p> (05/04/2025)
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<p>Non è la prima volta che Piazza Affari trema, né sarà l’ultima. Ma il tonfo del Ftse Mib, che ha chiuso con un -6,53% a 34.649 punti dopo aver sfiorato il -7% durante la seduta, riporta alla memoria alcuni dei momenti più bui della Borsa italiana. Un paragone inevitabile è con l’11 settembre 2001, quando il Mib30 – com’era denominato allora – perse il 7,57% nel giorno dell’attacco alle Torri Gemelle. Seppur drammatico, l’attuale crollo non raggiunge i livelli del 12 marzo 2020, quando il panico da pandemia trascinò i listini nel peggior tracollo di sempre.</p><p>La stretta dei dazi americani, annunciati senza esclusioni da Donald Trump, ha fatto esplodere i timori di una guerra commerciale su scala globale, spingendo gli investitori a liquidare in massa le posizioni. Milano, maglia nera in Europa, ha bruciato in una settimana l’11,2% del suo valore, azzerando quasi completamente i guadagni accumulati dall’inizio dell’anno. A tenere, seppur di misura, sono state solo le utility e Tim, mentre il greggio – specchio delle preoccupazioni sulla crescita economica – ha segnato un -9%.</p><p>L’effetto contagio non ha risparmiato il Vecchio Continente, che in poche ore ha visto evaporare 819 miliardi di euro di capitalizzazione. Intanto, Bankitalia ha rivisto al ribasso le stime sul Pil italiano, prevedendo per il 2025 una crescita anemica dello 0,6%, ulteriore segnale di come l’incertezza sui mercati rischi di riflettersi sull’economia reale.</p><p>Quello che si sta vivendo è uno shock finanziario dalle radici politiche, dove le mosse protezionistiche di Washington agiscono da detonatore. Se nel 2001 il crollo fu legato a un evento improvviso e tragico, e nel 2020 alla paura del virus, oggi la tensione nasce da scelte deliberate, che potrebbero innescare una spirale di ritorsioni. Senza contare che, a differenza di allora, gli strumenti per sostenere i mercati – dai tassi già alti ai bilanci pubblici sotto pressione – appaiono sempre più limitati.</p><p>I numeri parlano chiaro: Milano, in otto giorni, ha perso più di un quinto del suo valore. E se è vero che le Borse hanno sempre dimostrato una capacità di ripresa, è altrettanto evidente che ogni crisi lascia cicatrici diverse. Quelle dei dazi, in particolare, rischiano di rimanere a lungo.</p> (05/04/2025)