La nota di Confesercenti fa riferimento ai dati sul clima di fiducia di settembre diffusi dall’Istat. Nel 2023 la quota di debito pubblico peserà su ogni cittadino per più di 48.000 euro
Dopo la battuta di arresto estiva, i dati sul clima di fiducia di settembre diffusi da Istat preannunciano, purtroppo, un autunno freddo per famiglie ed imprese: crolla l’indice di fiducia che per i consumatori si riduce di 1 punto segnando il quarto calo consecutivo, mentre quello delle imprese diminuisce di ben 1,8 punti e si colloca al livello più basso degli ultimi 2 anni con ottobre 2022. Si evidenzia un quadro molto incerto, con la perdita di potere di acquisto delle famiglie che condiziona pesantemente l’andamento dei consumi peggiorandone la quota di apporto al Pil, la più bassa dal 2000. Il varo della Nadef conferma che le prospettive sono, purtroppo, in peggioramento.
Così, in una nota, Confesercenti.
Anche tutti i comparti dei servizi segnalano riduzioni: quelli di mercato -3, i turistici -4,3 che va a sommarsi al -1,1 di agosto, il commercio -1,4, dopo aver segnato -2,2 del mese scorso. E ad allarmare non è solo il peggioramento delle condizioni di accesso al credito, che stanno già incidendo pesantemente sull’operatività delle imprese: nel complesso, infatti, prevalgono elementi di decisa preoccupazione per la situazione economica sia soggettiva che generale.
L’approvazione della Nota di aggiornamento del Def da parte del Governo, ad una prima lettura, sembra non essere determinante per riaccendere quel clima di fiducia che solo una prospettiva di sviluppo potrà dare. Auspichiamo che con la legge di bilancio si possano allargare le maglie di una manovra fortemente condizionata dalle criticità del nostro debito pubblico: nel 2023 la quota di debito pubblico peserà, infatti, su ogni cittadino per più di 48.000 euro, era di 34.000 nel 2013 e di 40.000 nel 2019.
Mentre lo spread è già in risalita. Alcuni interventi annunciati dall’esecutivo e legati alla riforma fiscale possono dare un impulso importante per far ripartire la domanda interna, tra cui la detassazione delle tredicesime e degli aumenti contrattuali: senza questi interventi difficilmente si potranno raggiungere gli obiettivi di crescita indicati dalla Nadef per il 2024.