Secondo la ricerca “Augmented Organization” di BearingPoint solo 3 dirigenti globali su 10 investono sulla base di metriche misurabili
Milano. Da un lato il 60% ritiene l’Intelligenza Artificiale essenziale, dall’altro il 44% dei C-level di grandi imprese intervistati da BearingPoint non ha una chiara governance e processi decisionali in atto per guidare le iniziative di IA. Il 31% dei dirigenti europei crede che la strategia migliore si adottare un approccio “wait and see” mentre in Italia buona parte dei C-level ritiene fondamentale un assesment quantitativo ma teme per la carenza di personale qualificato.
Questi sono i punti salienti della ricerca “AI-driven transformation: Becoming an augmented organization” presentata da BearingPoint, una multinazinale indipendente di consulenza strategica, manageriale e tecnologica.
Lo studio, basato su insight raccolti da 700 dirigenti C-level di imprese di grandi dimensioni attive in Europa, Stati Uniti e Asia, sottolinea la necessità di adottare l’IA non solo come strumento tecnologico, ma come imperativo strategico, evidenziando l’urgenza per le aziende di trasformarsi in “organizzazioni aumentate” per mantenere la competitività in un mercato in rapida evoluzione.
Tra entusiasmo ed eccessiva cautela, la sfida dell’IA per le aziende mondiali è strutturale.
«Questo scetticismo potrebbe rallentare l’innovazione e impedire alle aziende di sfruttare appieno le potenzialità dell’IA – afferma Claudio Brusatori, Partner & Practice Leader di BearingPoint Italia – In un contesto competitivo globale e di fronte ad aspettative sempre più alte da parte di clienti e pubblico, le aziende attendiste corrono il rischio di perdere rapidamente competitività nei confronti di rivali più coraggiosi che sfruttano l’intelligenza artificiale per migliorare le capacità e l’efficienza operativa, per reinventare l’esperienza dei clienti e dei dipendenti e, in ultima analisi, sconvolgono la propria catena del valore per rimanere rilevanti sul mercato».
E l’Italia? Non è assolutamente il fanalino di coda. Anzi, lo studio mostra come nel nostro Paese l’IA sia identificata come priorità strategica anche ai livelli più alti dell’organizzazione, con organi decisionali e operativi dedicati che riportano regolarmente al direttivo, evidenziando un livello di governance superiore al 70% globale.
Inoltre, l’Italia si distingue per l’uso di assessment quantitativi nelle decisioni sulle iniziative di IA, posizionandosi al secondo posto dopo l’Asia: il 53% dei rispondenti si basa su un impatto di business misurabile e sul ROI atteso, fondamentali per costruire la fiducia verso questa tecnologia.
Per quanto riguarda i criteri di adozione dell’IA, l’84% delle organizzazioni italiane considera la produttività e l’efficienza come criteri principali (vs 75% globale). Tuttavia, il gap di talenti rimane una preoccupazione significativa, con il 58% degli italiani che esprime timore per la carenza di personale qualificato, soprattutto nelle aree della pianificazione e sviluppo di strategie di Gen IA, nella gestione e governance dei dati, e nel settore della compliance e dell’etica. È fondamentale, quindi, che le organizzazioni investano in tecnologia e formazione per colmare il gap di competenze e costruire fiducia nell’IA: lo pensa l’84% dei partecipanti italiani allo studio.
«Come sottolinea il nostro studio, una governance efficace dell’IA, l’ottimizzazione strategica degli investimenti, l’empowerment della forza lavoro e la costruzione di fiducia nell’IA sono i quattro pilastri fondamentali per diventare un’organizzazione aumentata e mantenere la competitività in un mercato globale in rapido cambiamento» continua Brusatori.
«In BearingPoint supportiamo quotidianamente i nostri clienti nel loro processo di trasformazione e adozione dell’IA tramite un approccio olistico, definendo col top management la strategia più opportuna – che sia sempre focalizzata su obiettivi di business concreti e misurabili -, identificando con le linee di business gli use-case più adatti e vincenti, delineando con le risorse umane i profili dei talenti necessari a supportare il cambiamento, e disegnando con i team IT un futuro tecnologico che abiliti all’uso pervasivo dell’IA nei processi aziendali”» conclude il Partner & Practice Leader di BearingPoint Italia.
«In BearingPoint abbiamo sviluppato uno strumento basato sull’intelligenza artificiale, GenXplore, in grado di restituire un’analisi completa dell’impatto dell’IA in tutti i settori aziendali – aggiunge Piergiorgio Stano, Data, Analytics & AI Lead di BearingPoint Italia – Utilizzando le descrizioni delle mansioni del cliente come input, GenXplore offre valutazioni quantitative per il confronto e la definizione delle priorità in pochi giorni, facilitando la pianificazione strategica e l’adozione efficace dell’IA. Si tratta di un approccio innovativo, che sta consentendo ai nostri clienti di identificare rapidamente le aree in cui ottenere i maggiori benefici dall’utilizzo della Gen AI, avviare use-case ad alto valore aggiunto e un ROI quantificabile ex-ante».