Il Segretario Regionale Puglia del Sindacato Medici Italiani (SMI) Francesco Pazienza: “Chiediamo di conoscere nel dettaglio tutte le voci di debito sanitario regionale e non solo quello della spesa farmaceutica che rappresenta meno del 2% della somma del debito reso pubblico”
Bari – «Proclamato lo stato di agitazione e abbiamo per questo, scritto al Presidente della Giunta Michele Emiliano, all’Assessore regionale alla Sanità della Puglia, alle autorità ammnistrative responsabili del settore, ai Prefetti delle provincie pugliesi», così Francesco Pazienza Segretario Regionale Puglia Sindacato Medici Italiani (SMI) rende pubblica la decisione del SMI della Puglia.
«La nostra riunione, che si è svolta presso Artemisia Bistrot in Santo Spirito nel capoluogo della regione, ha discusso lo stato dell’arte delle trattative per il rinnovo dell’Accordo Collettivo Nazionale; della improcrastinabile necessità di liberare i medici di medicina generale dalla oppressione burocratica, a cui sono sottoposti. Si è ribadita l’esigenza dell’ abolizione delle note AIFA e dei Piani Terapeutici in quanto atti amministrativi e non dei medici che svolgono che vogliono svolgere il proprio compito di clinici (assistenza e cura del malato); si sono esaminate le comunicazioni fatte pervenire ai medici riguardo la spesa farmaceutica».
«Siamo stufi di essere considerati il bancomat della sanità pugliese! Chiediamo di conoscere nel dettaglio tutte le voci di debito sanitario regionale e non solo quello della spesa farmaceutica che rappresenta meno del 2% della somma del debito reso pubblico. Da tempo abbiamo chiesto che si applichino le norme esistenti sul tema della spesa farmaceutica (obbligo della dispensazione dei farmaci, da parte delle farmacie ospedaliere, del primo ciclo di cure per i malati all’atto delle dimissioni; obbligo di prescrizione di farmaci e di prescrizioni diagnostiche da parte di tutti i medici). Ancora oggi non si danno attuazione alle norme vigenti. Ci chiediamo di chi sia la responsabilità?».
«Sono queste ragioni che ci hanno indotto a proclamare lo stato di agitazione, unitamente alle iniziative delle ASL che vogliono far pagare ai medici i farmaci prescritti ai malati. Vogliamo, in questo modo, tutelare la categoria dei medici anche sul piano psicologico e legale. Tenendo conto che sentenze della Cassazione hanno sancito che il medico deve perseguire un unico fine: la cura del malato, utilizzando i presidi diagnostici e terapeutici di cui può disporre, senza farsi condizionare da esigenze di diversa natura».
«A nessuno è consentito di anteporre la logica economica alla logica della tutela della salute, di diramare direttive che, nel rispetto della prima, pongano in secondo piano le esigenze dell’ammalato. Il medico non è tenuto al rispetto di quelle direttive, laddove esse siano in contrasto con le esigenze di cura del paziente, e non può andare esente da colpa, ove se ne lasci condizionare, rinunciando al proprio compito e degradando la propria professionalità e la propria missione ad un livello ragionieristico».