Pina Onotri, segretario generale del Sindacato Medici Italiani, in vista dell’audizione tenuta alla Camera dei Deputati boccia la rimodulazione delle risorse del Pnrr che comporta una riduzione dei fondi per la sanità
Roma. «Consideriamo, nell’ambito della rimodulazione delle risorse del PNRR, la riduzione dei fondi per la sanità un brutto segnale per Servizio Sanitario Nazionale. Ci uniamo al grido di allarme della Commissione Salute delle Regioni», così Pina Onotri, Segretario Generale SMI in vista dell’audizione alla Camera dei Deputati, del Ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, nell’ambito della discussione sull’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
«Il PNRR doveva rappresentare l’occasione, dopo il Covid, di rafforzare e riammodernare i nostri ospedali, le attrezzature tecniche, destinare risorse per il personale medico e sanitario dipendente del SSN e per quello in convezione, offrire alle giovani generazioni nuove opportunità per l’avvio delle professioni mediche».
«La Commissione Salute delle Regioni, invece, denuncia che nel PNRR sono stati dirottati 1,2 miliardi del Piano nazionale complementare sul fondo per l’edilizia sanitaria (ex art. 20 Legge 67/88) per il riammodernamento degli ospedali e l’adeguamento antisismico. Il Governo ha cancellato il finanziamento dai fondi del Piano nazionale complementare e per fare i lavori ha imposto alle Regioni di utilizzare i fondi per l’edilizia sanitaria».
«Non vorremmo che queste modifiche apportate al PNRR non siano la causa per la cancellazione d’interventi prevalentemente previsti nelle Regioni del Centro-Sud. È indispensabile che le regioni meridionali siano, invece, a pieno titolo coinvolte nel processo di potenziamento del SSN e nella riorganizzazione dell’assistenza territoriale, visto che tra gli obiettivi trasversali del PNRR vi è proprio la riduzione delle diseguaglianze regionali».
«Occorre invertire questa tendenza, ma senza criteri veramente solidali e centralizzati, tenuto conto di tutte le debolezze che le regioni hanno mostrato nella lotta al Covid, non si riuscirà ad essere in grado di soddisfare i bisogni di salute differenziali della popolazione italiana».