Secondo il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora, con l’aumento dei tassi bancari si innesca così una spirale negativa: minor indebitamento si traduce in meno liquidità disponibile nelle casse delle piccole e medie imprese
«I tassi d’interesse sui prestiti concessi dalle banche alla loro clientela, come certificato oggi dalla Banca d’Italia, sono ancora troppo alti. Il costo dei finanziamenti risulta eccessivo in particolar modo per le aziende, specie quelle di dimensioni minori, che, proprio per questa ragione, rinunciano a indebitarsi. Si innesca così una spirale negativa: minor indebitamento si traduce in meno liquidità disponibile nelle casse delle piccole e medie imprese, con ricadute assai negative sia sugli investimenti necessari per crescere sia per quanto riguarda la gestione dei pagamenti dei fornitori e dei dipendenti. Tutto questo vuol dire un danno per l’economia del Paese e per la crescita del prodotto interno lordo».
Lo dichiara il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora, commentando il bollettino statistico della Banca d’Italia diffuso oggi. «Nel dibattito pubblico, nelle ultime settimane si è fatto sempre più spazio per la possibilità di una riduzione del costo del denaro da parte della Bce. Ci fa piacere che, a distanza di mesi rispetto ai nostri appelli, adesso, col buon senso che prevale, parlare della necessità di tagliare i tassi non è più un’eresia.
Le banche continuano a sostenere che il problema sia da ricondurre a un calo della domanda di credito da parte della loro clientela, ma i dati statistici raccontano tutta un’altra verità e i numeri sugli utili del settore bancario, che secondo alcune stime potrebbero superare quota 40 miliardi di euro nel 2023, spiegano chiaramente cosa è successo: gli istituti bancari hanno pigiato tasti per fare profitti, infischiandosene delle condizioni e delle esigenze dell’economia reale» aggiunge il vicepresidente di Unimpresa.