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Anfia ritiene che per salvare il settore dell’automotive in Europa serve un piano strategico forte

Ridisegnare il percorso della transizione da qui al 2035, un piano strategico forte con misure essenziali ed urgenti. Questo servirebbe, secondo l’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica (ANFIA), per arginare le criticità dell’automotive in Europa ed in Italia.

«Con grande rammarico e stupore riscontriamo l’assenza, nel documento preliminare circolato della Commissione, delle misure ritenute essenziali per il nostro settore e degli interventi urgenti e necessari di cui da mesi discutiamo con la Commissione europea» ha commentato Roberto Vavassori, Presidente di Anfia.

«E’ incomprensibile, per la nostra filiera, che la Commissione europea non stia andando nella direzione necessaria all’industria, così come indicato dal Rapporto di Mario Draghi nei suoi ripetuti interventi su questo tema – afferma Marco Stella, Presidente del Gruppo Componenti ANFIA e Vice Presidente di CLEPA – Meglio continuare il confronto costruttivo e accogliere finalmente il contenuto minimo per mantenere il settore vitale in Europa. Non dobbiamo avere paura di cambiare la rotta tracciata dalla scorsa legislatura europea non solo perché non si è rivelata vincente, ma anche perché, nel frattempo, lo scenario mondiale è cambiato».

Tra le misure da adottare secondo Anfia vi è il ridisegno complessivo del percorso della transizione alla decarbonizzazione della mobilità unitamente alla possibilità di utilizzare carburanti non di origine fossile a basso o nullo contenuto carbonico secondo il principio LCA. Anfia parla anche di vettori energetici, unitamente all’idrogeno, che serviranno ad alimentare i veicoli progressivamente elettrificati quali plug-in hybrid o dotati di range extender.

Spiega inoltre che è necessario focalizzare il piano di ricerca europeo sul tema dell’energia, anche per la mobilità, contemplando quindi nuove chimiche e sistemi costruttivi per le batterie da realizzare in Europa e che occorre ridurre in maniera consistente il divario del costo dell’energia della nostra filiera rispetto ai concorrenti internazionali. Per Anfia inoltre occorre avere il coraggio di mettere mano ad un piano decennale di rinnovo del parco circolante UE secondo i criteri di basse o nulle emissioni e contenuto locale europeo.

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